Edito per la collana “Poesie” delle Edizioni Melagrana di Caserta, “Jazztsèmani” di Alessandro Cimino si configura sin dalle prime battute come una sorta di ‘composizione ritmica’. In essa, infatti, parole e suoni, versi e musica vengono sapientemente amalgamate, sino a fondersi a loro volta con quelle immagini – spesso mistiche e archetipiche, mitologiche e religiose – che costituiscono l’oggetto delle composizioni, nonché degli studi dell’autore.
Dopo una laurea in “Filologia, letterature e civiltà del mondo antico”, Cimino, giovane ricercatore del 1984, si dedica oggi al sanscrito, al neopersiano e alla comparazione delle antiche mitologie indoeuropee.
Nonostante si tratti di un’opera prima, “Jazztsèmani” si presenta dunque come un lavoro originale e ‘autoriale’, capace di spaziare dal componimento poetico tout court della prima sezione di liriche (intitolata “Le rose recise”) alla ‘jam session verbale’ del secondo gruppo di poesie (“Rapsodia Blues”), sino a quella sorta di ‘prosa poetica’ da cui deriva il titolo dell’intera raccolta. L’ultima sezione del volume, “Anno Dominae”, è non a caso pregna di uno stile nel quale risuona tutta l’eco dei Vangeli.
Cimino può così condurre il lettore alla sua personale “Apocalisse”, una visione che è anche il titolo del componimento che chiude la silloge.
Preso nel suo insieme, “Jazztsèmani” è un libro che sfugge e si sottrae a qualsivoglia catalogazione e convenzione, costituendo, complessivamente, una sorta poema in versi sui generis.
Recensione di Andrea Corona
Alessandro Cimino, Jazztsèmani, Edizioni Melagrana, Poesie, Caserta 2009, 104 pp., 8 euro
Nessun commento:
Posta un commento