Un' assidua ricerca di emozioni e sensazioni emerge dal libro.
Il verso ben ritmato e musicale fa rivivere in chiave autentica l'amore per il grande cantautore Fabrizio De André. La nostalgia ed il ricordo del musicista maturano di verso in verso nella poetica dell'autrice, che si lascia trasportare dal forte vissuto di questo artista che ha segnato la storia della musica.
Come in un richiamo a scandagliare le atmosfere dell'anima, il linguaggio ed i simboli si fanno specchio di calde malinconie.“Mendicante dei sogni/dagl’occhi d’avorio/incantata ne resta il sospiro/del tuo canto di spezie in piatti di foglia/io m’inchino d’innanzi/alla sorte/d’un viso”.
De André attribuiva un forte valore alle parole, quasi fossero un tramite tra destino e memorie. Gioia Lomasti ha fatto propri gli insegnamenti del cantautore, ne ha interpretato ragioni e segreti, raggiungendo un'intensità di scrittura notevole.
I versi dell'autrice non si limitano ad essere un tributo a De André, assumono un tono universale, si fanno proiezione di una verità per l'esistenza.
Ha radici profonde la poetica di Gioia Lomasti, è capace di rivestire di purezza e vitalità le dimensioni del tempo in continua evoluzione.
All’ombra degli avanzi/diressi il sopravvento/condussi con costanza/il dedito lamento/e mascherar di mio/ne condivisi il detto/in occhio del buon Dio/diressi il mio sonetto”.
La Lomasti avverte la necessità di rigenerare se stessa attraverso la scrittura e si lascia accompagnare ad occhi liberi in una poesia che protegge e salvifica.
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Recensione a cura di Michela Zanarella
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