La
silloge poetica Navigando Silenzi di Mario
De Rosa, edita da Montedit per la Collana Le schegge d’oro si articola in tre capitoli, in cui spiccano i differenti
colori dell’anima del poeta: “Cadendo/foglie
d’autunno/affusolate dita/sui tasti solo sfiorati/del mio sentire/dischiudono
le porte/d’una magia di colori”. I versi iniziano con un percorso di sentimenti invisibili chiusi nel cuore
di un padre che nell’amore verso un figlio trova lo stimolo per una rinata
forza e via via divengono dei chiaroscuri
come “rotte invisibili/di gabbiani saputi”
per poi fermarsi come vere e proprie orme
sulla sabbia, dove si ha l’impressione che lentamente o improvvisamente la
psicologia del poeta si stia trasformando in una poetica unica, dedicata alla
sua famiglia, a un mondo prezioso che vive e palpita nella stupenda cornice
della natura. Tra gli elementi naturali forti sono le immagini del vento che “scompiglia i pensieri” e li “porta con sé/fuggiaschi e di un “increspato mare” alle cui onde il poeta affida
la sua ispirazione. È dunque la poesia
la sua fonte d’ispirazione, a essa si affida, rendendosi libero di uscire
come “ladro dall’ombra” e di esprimere
sensazioni quanto mai inesorabili nel suo cammino di vita. Seguendo gli
sviluppi ravvicinati dei suoi versi si scoprono anche le connotazioni più personali, legate alla memoria, all'autobiografia,
alla riflessione intima.
Il
poeta Mario De Rosa è una voce imponente nella nostra poetica contemporanea, non
a caso ha conseguito vari riconoscimenti in campo letterario oltre che essere
presidente di giuria in vari concorsi; egli si presenta al suo pubblico con uno stile sofisticato e un linguaggio
finemente elaborato, la poetica di De Rosa è un’esperienza fluida dove le parole sono scelte accuratamente,
messe l’una accanto all’altra a formare vedute di luoghi in cui il
lettore-ascoltatore si ritrova a muoversi in scenari non più frutto letterario
ma reali; i suoi versi riescono a sferzare la coscienza di tutti, toccando pensieri
e sentimenti molto profondi, non tralasciando i ricordi rivolti all’infanzia e all’adolescenza,
fili conduttori del nostro sentire quotidiano e attuale. Mario De Rosa dona a
noi lettori l’immagine reale del valore
di essere poeta che egli stesso definisce con queste parole: “Il vero poeta, sai, /è così facile da
ferire/ma quasi impossibile/da abbattere”.
La
grazia, la gentilezza del suo animo spicca in ogni suo verso quale coscienza e
accettazione della sua storia di uomo, di marito ma soprattutto di un padre che
conosce il sacrificio e il dolore. Una consapevolezza che lo affranca
dall’esistenza e gli offre un’occasione, attraverso la sua naturale capacità di
formulare versi, per ricondurre le sue esperienze dolenti in una visione più
larga. Il suo verso percorre il cuore di chi s’immerge nella lettura delle sue
poesie, senza lasciarlo soffocare tra le pagine di un libro. Una poesia che è fonte di liberazione e stimolo per un difficile
cammino di vita dove Mario de Rosa crea un nuovo stato, una diversa
dimensione per comunicare al mondo l’essenza della relazione con il proprio
figlio, al quale dedica versi struggenti, carichi di un “Diversamente amore” che
commuove rendendoci partecipi di quel labirinto e itinerario di vita solcato da
profonda malinconia. Nel leggere le poesie di De Rosa ho provato un’intensa
emozione, certa di avere accanto l’amico poeta che, prendendomi per mano, mi ha
condotta nel suo viaggio nostalgico/esistenziale, alla ricerca di quel
misticismo che rimane nascosto e "chiuso" alla comprensione, che Mario
De Rosa sottilmente accarezza con la bellissima metafora dell’anima: “M’aiuta a vivere/la dolce prigioniera/compagna, amica, /in un mondo
irto di spine”.
Susanna
Polimanti
Cupra
Marittima 27.11.2013
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