1) Buongiorno
Andrea Leonelli. Ho letto la tua silloge “La Selezione colpevole”
molte volte e devo dire che ogni volta rimango piacevolmente colpita
dai tuoi versi che spesso sono duri e diretti e forniscono immagini
altrettanto nitide. Ci puoi dire com’è nata questa raccolta e il
motivo del titolo?
La raccolta è, come
dice il titolo, una selezione di miei scritti precedenti, circa un
anno di “discreta produzione” di testi. Ho cominciato a scrivere
le mie poesie dopo l’infarto, quando ho capito che se volevo
lasciare qualcosa di me in giro bisognava che iniziassi a mettere
nero su bianco. E ho iniziato scrivendo poesie, pensieri e racconti
brevi. Poi dopo averli pubblicati su internet ed avere ricevuto un
discreto riscontro e parerei positivi, ho deciso di raccoglierne
alcune e pubblicarle. Non me la sentivo però di sottoporle a un
editore in quanto erano poco più che esperimenti e tentativi di
conseguenza ho autopubblicato con lulu.com facendomi il lavoro totale
dalla copertina in poi. Il risultato è stato la prima edizione del
mio libro. Il titolo invece come parzialmente spiegato deriva dal
fatto che sono solo alcune poesie che io ho selezionato e colpevole
perché mi ha permesso di rendermi cosciente di molte cose che non
andavano e io ero colpevole di non far nulla per cambiarle. Poi però
ho fatto dei cambiamenti radicali.
2) Cosa rappresenta per te
la scrittura e, in particolare, aver scritto “La Selezione
colpevole”?
Come dico spesso,
per me la scrittura è una terapia. Mi aiuta a esteriorizzare disagi,
malesseri e frustrazioni. E’ uno sfogo, una liberazione. E’ un
modo di esprimere cose che ho dentro e che dentro sono
scomode. Infatti ci troverete molto dolore, solitudine, abbattimento,
tristezza, lacrime…
Ma è anche un bellissimo modo di esprimersi, di parlare di altro, di raccontare storie e fantasie, di immaginare cose e condividerle.
Io scrivo cose brevi, non sono da romanzo, sono per cose veloci, che durano un attimo. Trasformo e fermo l’istante e lo rendo immagine. Ne trascrivo i contorni i colori e i contrasti e riproduco foto del “sentire” di quel secondo. Anche per questo raramente ritocco le mie poesie, sono colte nell’attimo e nell’attimo restano, se a posteriori vado a cambiarle, le falso. Sarebbe come volersi cambiare i ricordi, come cambiare le cose che si sono provate.
La selezione colpevole per me ha rappresentato, a voler essere “grandiosi”, il primo scalino verso un nuovo modo di vivere. È stata un traguardo e un punto di partenza, una prova. È un test che mi ha posto di fronte a nuovi test, a nuove sfide.
Ma è anche un bellissimo modo di esprimersi, di parlare di altro, di raccontare storie e fantasie, di immaginare cose e condividerle.
Io scrivo cose brevi, non sono da romanzo, sono per cose veloci, che durano un attimo. Trasformo e fermo l’istante e lo rendo immagine. Ne trascrivo i contorni i colori e i contrasti e riproduco foto del “sentire” di quel secondo. Anche per questo raramente ritocco le mie poesie, sono colte nell’attimo e nell’attimo restano, se a posteriori vado a cambiarle, le falso. Sarebbe come volersi cambiare i ricordi, come cambiare le cose che si sono provate.
La selezione colpevole per me ha rappresentato, a voler essere “grandiosi”, il primo scalino verso un nuovo modo di vivere. È stata un traguardo e un punto di partenza, una prova. È un test che mi ha posto di fronte a nuovi test, a nuove sfide.
3) La
sensazione che si ha leggendo le tue poesie è di un vagare “senza
meta” dentro l’inconscio umano che ti attrae e che scruti con
grandi occhi, ma anche con un’ anima sensibile e nel contempo forte
. Quanto c’è del tuo vissuto nei versi di questa silloge e quanto
ha influito il lavoro che svolgi per vivere nella sua stesura?
Dentro la selezione
ci sono io, magari quello di due anni fa, quando “ho iniziato a
camminare di nuovo”. Mi piace osservare, è vero, mi piace
ascoltare e anche sentire, provare sulla pelle le cose, mi piace
calarmi nelle cose e poi, a freddo, ripensarle. O lasciare che il
cervello ci pensi da solo mentre io faccio altro. Se la mia anima è
sensibile e forte non lo so, ma certo è provata, forse consumata e
quasi certamente strappata da qualche parte, soprattutto nelle parti
in cui striscia sulla realtà. Se poi è la
realtà del posto dove lavoro, beh… quella è una realtà parecchio
abrasiva… Il vagare senza meta non è male, a volte ti porta anche
in posti bellissimi, altre volte porta in posti in cui mai avresti
voluto andare, ma c’è sempre il rovescio della medaglia no?
Fa parte del vivere e della vita. Niente è gratis e tutto, in un modo o nell’altro, si paga.
Fa parte del vivere e della vita. Niente è gratis e tutto, in un modo o nell’altro, si paga.
4) In
“Involucro vuoto” ti chiedi “quale maschera devo indossare?”.
Questo è un verso che mi ha colpito molto in quanto è un’indiretta
e rassegnata affermazione che in realtà ognuno di noi è sempre
costretto a indossare una maschera che non potrà mai togliersi ma
che cambierà a seconda delle circostanze della vita. L’uomo,
quindi non è mai vero? Neanche quando è da solo di fronte a uno
specchio?
Di questo argomento
se ne può discutere per ore. Si può
indossare una maschera per mille motivi, i più vari e validi:
situazioni particolari, necessità, bisogno di protezione del sé, di
protezione da sé, per vergogna… Ovviamente ci sono ragioni anche
meno valide, tipo, per ingannare o per dare un’immagine di sé
diversa, diversa da quel che si è, per fuggire dal proprio mondo…
Poi, a volte c’è chi la indossa anche per “abitudine”, perché
ne ha messe su talmente tante di queste maschere che poi, tristemente
alla fine anche la propria faccia, quella vera, si trasforma in una
maschera, e si perde nelle migliaia di altre maschere. Essere soli
davanti a uno specchio è una cosa che può far provare di tutto.
Togliere la maschera e ritrovare se stessi però è liberatorio,
smettere di non essere sè e ritornare al proprio Io è ed è anche
più appagante.
5) Le tue poesie
hanno una musicalità e uno stile perfettamente riconoscibile, e
gli elementi ricorrenti in esse sono le pause e i silenzi che
appaiono a contrarrestare proprio l’incalzare del ritmo dei versi,
spesso espressione di una cascata di parole scritte quasi
forsennatamente e di getto, come se stessero straripandoti da dentro.
Come senti nascere l’ispirazione e in che modo riesci a mutare le
tue sensazioni in versi?
L’ispirazione
coglie a volte in momenti strani, inattesi
il più delle volte. Possono essere parole che senti in giro,
discorsi che fai con qualcuno, idee che spuntano in testa. Per me il
momento migliore è quando sto per addormentarmi e mi ritrovo a
seguire le parole che scorrono libere sul filo di un ragionamento che
non riesco coscientemente a seguire. Ma che è autonomo e segue una
logica sua. Se riesco a svegliarmi trascrivo quello che ricordo e di
solito sono composizioni che a me piacciono molto.
6) Al tuo attivo hai anche
un’altra silloge poetica “Consumando i giorni con sguardi
diversi”. Quali sono gli elementi che contraddistinguono questa
seconda raccolta dalla prima?
A parte le tematiche
di alcune poesie, forse lo stile che ho
cercato di rendere meno diretto e più fruibile. Diciamo più
rifinito, forse, e meno esplicito, e se posso permettermi il termine,
parlando delle mie poesie, più raffinato. Comunque direi che questa
seconda raccolta è meno d’impatto e infatti molti mi collegano più
alla “Selezione” rispetto a “Consumando”. Personalmente mi
sento anche io più legato alla prima, c’è “più” di me, in
modo più diretto.
7)
Ma Andrea Leonelli non è solo poeta è anche scrittore di successo
che con i suoi racconti è presente in diverse antologie. Due modi di
esprimere se stessi e le proprie fantasie in modo diverso. Qual è
quello che risulta essere più consono alla tua personalità?
Scrittore di
successo non direi, ma diciamo che provo anche a scrivere racconti.
Mi trovo abbastanza a mio agio anche con la narrativa breve, a patto
che sia molto breve. Ma decisamente preferisco la poesia. E’ un
modo più diretto per arrivare dentro a chi la legge come si deve,
c’è meno bisogno di spiegare e raccontare, ma più possibilità
di far sentire. Diciamo che bisogna riuscire a far un buon uso di
immagini che richiamino alcuni “archetipi” o che rimandino a
simboli ben precisi e “universalmente” condivisi. Ci sono alcune
parole che sono chiavi per raggiungere un obbiettivo, per far capire
cosa si sente, cosa si voleva comunicare. E non c’è bisogno di
prendere decisamente coscienza della meccanica della parola in questo
senso. Mi spiego, se parli di deserto viene in mente la solitudine e
l’abbandono, se parli di spine si pensa al dolore, se parli di
buio, pensi alla tristezza…
8)
Quando scrivi? E quali sono gli strumenti che usi per farlo?
Scrivo quando mi
viene, non ho orari, ma principalmente di notte o di sera. Scrivo un
po’ ovunque ma principalmente o su pc o su smartphone.
Adoro la tecnologia! Di solito, quando possibile un po’ di musica
in sottofondo, ovviamente metal, penombra e solitudine…
9)
Secondo te perchè la poesia fatica ad essere apprezzata e pochi sono
i poeti che riescono veramente a emergere?
La fatica fa fatica
ad essere apprezzata perché richiede sforzo per essere letta e
capita, perché arriva dentro, li dove forse non si vuole non solo
guardare ma nemmeno sentire, perché la
gente oggi viene distratta da informazioni ridondanti, esagerate
spesso e prive di importanza, probabilmente mirate a schermare le
coscienze, lasciando in bella mostra l’apparenza come valore
primario e l’essenza come fattore di disturbo.
Perché spesso i messaggi della poesia parlano al cuore e all’anima delle persone, e mi spiace dirlo, al giorno di oggi ci hanno reso entrambi ciechi e sordi, impermeabili ai messaggi esterni coprendoli con una patina di gossip e cronaca sensazionalistica, ce li hanno placcati con falsi valori e falsi problemi. I poeti che ce la fanno? Non lo so ma mi vengono in mente ben pochi nomi. E parlare di emersione per un poeta spesso è sinonimo di essere conosciuto nella sempre più stretta cerchia di addetti ai lavori.
Perché spesso i messaggi della poesia parlano al cuore e all’anima delle persone, e mi spiace dirlo, al giorno di oggi ci hanno reso entrambi ciechi e sordi, impermeabili ai messaggi esterni coprendoli con una patina di gossip e cronaca sensazionalistica, ce li hanno placcati con falsi valori e falsi problemi. I poeti che ce la fanno? Non lo so ma mi vengono in mente ben pochi nomi. E parlare di emersione per un poeta spesso è sinonimo di essere conosciuto nella sempre più stretta cerchia di addetti ai lavori.
10)
Com’è il tuo rapporto con il mondo dell’editoria?
Non ho avuto mai
grossi rapporti… A parte la prima auto pubblicazione, come editori
conosco un po’ solo Piera Rossotti della EEE che mi ha pubblicato i
due libri. E la trovo una persona estremamente gentile e disponibile.
Probabilmente una mosca bianca. Per il resto ho notizie tristi da
amici e conoscenti in cerca di editore o che si sono trovati male con
quelli con cui hanno pubblicato. Per cui preferisco evitare il
discorso parlando della EEE come una realtà positiva e attiva e non
sto a parlare di argomenti che non conosco personalmente in quanto il
solo sentito dire non mi pare una base solida su cui basare
affermazioni.
11)
Qual è il riscontro con i lettori? Perché una seconda edizione di
“La Selezione colpevole”?
Da chi ha letto i
miei libri devo dire ho sempre ricevuto opinioni e pareri
favorevoli, qualcuno più, qualcuno meno. La “Selezione” sembra
anche essere il preferito, ma mi parlano bene anche di “Consumando”.
Per quel che riguarda la seconda edizione i motivi sono molteplici,
innanzitutto volevo togliere i refusi e correggere l’impaginazione
e poi snellirlo di alcuni contenuti che a vederlo in prospettiva
“stonavano” un po’ nel contesto. Soprattutto la prima edizione
mi ha dato modo di rendermi conto di alcune cose a livello di
preparazione e diffusione. Questa seconda edizione, per quanto almeno
per ora in solo formato elettronico, ha una maggior distribuzione sul
mercato (ebook stores) ed è finalmente corretta, impaginata e
confezionata come si deve. E per me è una soddisfazione vederlo a
volte nelle pagine degli stessi ebookstores che visito di solito. Poi
se parliamo di riscontro a livello economico, beh… quello è un
altro discorso. Come dicevamo prima la poesia non viene letta molto e
la poesia di un emergente viene letta ancora meno di poco… Ma
chissà, magari un giorno verrò “scoperto” anche io.
12)
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per adesso sono abbastanza
impegnato con gli attuali per pensarne di nuovi. Il lavoro con
EvolutivePress mi impegna abbastanza quando non sono preso dal mio
lavoro principale o dalla ricerca di altre forme di reddito dato che
devo anche mangiare, pagare l’affitto, etc… e promuovere
emergenti può anche diventare un lavoro a tempo quasi pieno, oltre
al mantenere le relazioni con moltissimi scrittori tramite facebook e
mail, amministrare blogs, e quanto altro richiesto. Ogni tanto scrivo
ancora e metto da parte il materiale prodotto in vista di una
prossima nuova raccolta che a quanto vedo nella mia attuale
produzione, sarà ancora diversa sia rispetto alla “Selezione”
che rispetto a “Consumando”… Poi chissà, vediamo quel che
viene vivendo un giorno alla volta…
13)
Qual è la domanda che vorresti ti chiedessero e che non ti è mai
stata posta?
Vorrei mi venisse
chiesto: “Vuoi pubblicare con noi?” da
un responsabile di una delle Grandi Case Editrici… e che
aggiungesse, “Pensiamo a tutto noi: stampa, diffusione e marketing,
tu dovrai solo incassare i diritti e presenziare alle presentazioni
diventando un personaggio famoso!”
A parte gli scherzi, mi piacerebbe mi venisse risposto, non chiesto, il perché a tante mie domande alle quali non trovo risposta e non credo riuscirò mai a trovare. Ma tant’è si vive lo stesso con le domande dentro e si continua a cercarne le risposte. A volte si trovano risposte che non hanno domanda e soluzioni a problemi inesistenti mentre quelli veri rimangono intatti a crescere e fermentare. E comunque mi piacerebbe mi ponessero domande alle quali riesco a rispondere. Domande alle cui risposte bisogna pensare. Domande che ti arricchiscono nella ricerca di una soluzione che c’è impegnandosi a trovarla. Domande stimolanti che pongano l’avvio a un dibattito, a una discussione, che arricchiscano sia chi la pone sia che chi risponde.
A tal proposito, invito chi volesse contattarmi a cercarmi in rete e scrivermi.
E, sempre a proposito di domande, ringrazio Elisabetta per avermi chiesto quanto sopra e per avermi dato la possibilità di esprimere i miei pensieri. Ci troviamo in rete!
A parte gli scherzi, mi piacerebbe mi venisse risposto, non chiesto, il perché a tante mie domande alle quali non trovo risposta e non credo riuscirò mai a trovare. Ma tant’è si vive lo stesso con le domande dentro e si continua a cercarne le risposte. A volte si trovano risposte che non hanno domanda e soluzioni a problemi inesistenti mentre quelli veri rimangono intatti a crescere e fermentare. E comunque mi piacerebbe mi ponessero domande alle quali riesco a rispondere. Domande alle cui risposte bisogna pensare. Domande che ti arricchiscono nella ricerca di una soluzione che c’è impegnandosi a trovarla. Domande stimolanti che pongano l’avvio a un dibattito, a una discussione, che arricchiscano sia chi la pone sia che chi risponde.
A tal proposito, invito chi volesse contattarmi a cercarmi in rete e scrivermi.
E, sempre a proposito di domande, ringrazio Elisabetta per avermi chiesto quanto sopra e per avermi dato la possibilità di esprimere i miei pensieri. Ci troviamo in rete!
Grazie ad Andrea
Leonelli per averci fatto conoscere un po’
più della tua vita e della tua poestica.
Elisabetta Bagli
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